Riporto qui la lettera che i Comitati: Acque Valcellina, Acque Valmeduna, Tutela Acque del Bacino Montano del Tagliamento, hanno inviato ai Sindaci dei territori montani, la lettera spedita dai Sindaci alla Regione Fvg, e informazioni da un articolo comparso il 23 gennaio 2021 sul Messaggero Veneto.
Lettera dei Comitati ai Sindaci della montagna.
«Ai sigg. Sindaci dei territori montani del FVG.
Oggetto: richiesta di condivisione e di intervento corale presso la nostra Giunta regionale.
Con la presente lettera, noi Comitati Acque della Valcellina, della Valmeduna e del Tagliamento, siamo molto preoccupati per la notizia che A2A intende modificare dal 1 febbraio il presidio e la vigilanza delle dighe di Sauris e Verzegnis. Nella legge regionale 21/2020 che disciplina le grande derivazioni idroelettriche non accettiamo alcuna modifica sul presidio e sulla vigilanza delle dighe, che interferisca con la sicurezza delle dighe 24 ore, senza distinguere quella del giorno e della notte, garantitaci solo dal mantenimento continuativo di personale qualificato sul posto con turni avvicendati di 8 ore.
Il Regolamento Dighe ancora vigente, sulle modalità di guardiania delle grandi dighe, riguarda l’ art. 15 del DPR 1363/1959 che dice che esse devono “ essere costantemente presidiate da personale adatto che risiede nelle immediate vicinanze in apposite case di guardia”. Vale a dire personale qualificato, 5 per ogni diga, che si alterna 24 h su 24 sempre, perché la sicurezza non va in vacanza di notte. Il tentativo di A2A di modificare questa legge vigente è reso possibile in quanto il Servizio Nazionale Dighe nella Legge 584/1994 ha consentito solo per “ particolari motivi” che ci fossero applicazioni parziali del precedente Regolamento. I Concessionari si sono fiondati sopra, per proporre esperimenti pilota di vigilanza alternativa delle dighe, per risparmiare sul personale e sulla sicurezza.
Successivamente hanno proposto anche schemi nuovi di “Regolamento” nei quali però la vigilanza tradizionale è stata sempre riconfermata, come regola generale: “ lo sbarramento deve essere sorvegliato con continuità da personale di guardiania che risiede nelle immediate vicinanze in idonea casa di guardia…” aggiungendo che “… per particolari situazioni, su motivata richiesta del Concessionario, la Direzione Nazionale Dighe può stabilire diverse modalità di sorveglianza, da specificarsi nel Foglio di condizioni per l’esercizio e la manutenzione”. Nessuno degli schemi di Regolamento proposti successivamente ha però attualmente terminato l’iter di approvazione, così i Concessionari fanno richiesta di sperimenti alternativi annuali, triennali. Che A2A faccia il confronto con altri paesi europei per giustificare i suoi esperimenti, non vale. Anzi, se è a causa del ritardo italiano nell’aggiornamento delle disposizioni regolamentari vigenti (DPR 1363/59), a maggior ragione sussiste l’obbligo in Italia della presenza continuativa in diga del personale di sorveglianza anche in condizioni di normale esercizio dell’invaso (assenza di allerte per eventi eccezionali o emergenze di vario tipo).
Ci chiediamo quali siano queste “particolari situazioni” che inducono A2A a eliminare i guardiadighe, se il fine è proprio quello di garantire maggiormente la sicurezza, la manutenzione e la ispezionabilità della diga: possibile solo se il personale specializzato presidia e vigila sul posto continuativamente, in ogni tempo atmosferico, stagione e circostanza, cioè con una guardiania che risiede nelle immediate vicinanze in casa di guardia,.
Il Concessionario, se vuole perseguire davvero la nostra sicurezza, avrebbe potuto proporre modalità di sorveglianza migliorative, in aggiunta al sistema tradizionale continuativo di guardiania, comprendenti sistemi di telecontrollo a distanza, sistemi anti-intrusione, nonché ulteriori ispezioni periodiche da parte di personale tecnico specializzato, ma non fare esperimenti sulla pelle dei nostri territori, prevedendo 1 solo guardiadiga a presiedere e vigilare sul posto solo per 8 ore al giorno.
I Comitati Acque sopraccitati non accettano questo esperimento annuale in terra friulana, avendo ancora nel cuore la tragedia del Vajont,
CHIEDONO CON FERMEZZA
A voi Sindaci di sottoscrivere il nostro appello e di inviarlo coralmente alla nostra Giunta regionale affinchè non stravolga la nostra legge approvata da tutti per offrire ai nostri territori montani quello sviluppo sostenibile tanto atteso.
Comitato Acque Valcellina, Comitato Acque Valmeduna, Comitato Tutela Acque del Bacino Montano del Tagliamento».
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Lettera dei Sindaci alla Regione.
Egr. Assessore RegionaleDott. Fabio SCOCCIMARROc/o REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA – Assessorato alla difesa dell’ambiente, all’energia e allo sviluppo sostenibile – Via Carducci n.634122 TRIESTE, P.e.c.ambiente@certregione.fvg.ite.p.c.;
Egr. Presidente della R.A.FRIULI VENEZIA GIULIA Dott. Massimiliano FEDRIGA – c/o REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA – Piazza Unità d’Italia n.13 – 4121 TRIESTE. P.e.c. regione.friuliveneziagiulia@certregione.fvg.ite.p.c.;
Egr. Assessore RegionaleDott. Stefano ZANNIER – c/o REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA – Assessorato alle risorse agroalimentari, forestali e ittiche e alla montagna – Via Sabbadini n.31 – 33100 UDINE. P.e.c. montagna@certregione.fvg.it.
OGGETTO: L.R. 21/2020 –Sollecito approvazione Regolamento.
Con la presente, richiamando un sollecito già inviato in data 18 dicembre 2020, rimarchiamo la nostra preoccupazione circa l’approvazione di un regolamento attuativo della Legge Regionale 6 novembre 2020, n. 21“Disciplina dell’assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a uso idroelettrico”.Come già affermato, siamo tutti soddisfatti ed orgogliosi che la Nostra Regione, tra le poche in Italia, abbia approvato una legge di tale importanza, ma ribadiamo che una legge priva di un idoneo regolamento può sortire effetti nulli, se non nefasti. Ricordiamo che vi sono 6 mesi per redigere un regolamento dall’approvazione della legge (e 90 giorni per deliberare sulla cessione di energia o sulla sua monetizzazione ex art 25 comma 5). Oramai ci avviciniamoal giro di boa dei tre mesi, con il rischio, sempre più probabile, di finire ad adottare un regolamento in extremis, con tutte le conseguenze che ne possono derivare.